Il Convento di Sant’Antonio di Episcopia: un gioiello francescano tra spiritualità e memoria.
Nel cuore della Basilicata, il Convento di Sant’Antonio di Episcopia si erge come testimone silenzioso di fede, arte e storia, ai margini dell’antico tracciato che collegava il castello normanno al Monastero di San Giorgio.
Costruito alla fine del XVI secolo, in un’epoca di fermenti religiosi e architettonici, il complesso riflette con rara coerenza l’austerità francescana e, al contempo, il gusto decorativo tardo-rinascimentale e barocco del Mezzogiorno d’Italia.
Architettura e struttura: rigore formale e splendore nascosto.
Il convento, articolato attorno a un chiostro quadrangolare porticato con loggia sovrastante ad arcate, conserva l’impianto originario tipico degli insediamenti francescani.
La chiesa ad aula unica, di dimensioni generose, si conclude in una profonda abside voltata a botte, e presenta una distribuzione armonica degli altari minori lungo le pareti laterali.
L’interno offre un interessante contrasto: la parete sinistra è definita da sobrie paraste e un cornicione modanato, mentre la destra sorprende con un apparato barocco riccamente plastico, esuberante soprattutto nei secondo e terzo altare, frutto di un intervento settecentesco di maestranze locali o cilentane.
Di particolare rilievo sono:
- Le decorazioni a stucco delle nicchie centinate con coronamenti a conchiglia;
- Gli affreschi del quarto arcone, i più antichi del complesso, che comprendono una lunetta con l’arma dei Della Porta, signori del feudo dal XV secolo;
- La rappresentazione dell’Eterno sul lato sinistro, databile ai primi del XVII secolo, opera di un ignoto artista d’area lucano-cilentana, stilisticamente vicino a Giovanni De Gregorio detto il Pietrafesa, ma ancora legato a una ieratica staticità bizantina.
Il campanile tardo inserito sul fronte, con cuspide ottagonale rivestita in maioliche policrome, è un’aggiunta raffinata che spezza la sobrietà esterna, elevando l’intero prospetto con un tocco quasi fiabesco.
Restauri e consolidamenti: una rinascita post-sismica.
Il sisma del 1980 portò il complesso sull’orlo del collasso.
Solo un articolato intervento di restauro e consolidamento, avviato nel 1981 e protrattosi per oltre un decennio, ne evitò la perdita irreparabile.
L’intervento fu esemplare nel rispetto della Carta internazionale del restauro, adottando soluzioni tecniche innovative e riconoscibili: mattoni a vista, reti metalliche per le volte ricostruite, capriate in legno lamellare e infissi di disegno moderno.
Un esempio virtuoso di restauro critico, capace di salvare la memoria senza cedere alla ricostruzione mimetica.
Tra le operazioni più significative:
- La controventatura in cemento armato per bloccare il ribaltamento della parete sinistra;
- Il ripristino della copertura originaria a due falde e del soffitto ligneo interno;
- La ricomposizione dell’impianto a corte, con ricostruzione di ali crollate e apertura del chiostro;
- Il restauro degli affreschi e la bonifica degli intonaci affetti da umidità e sali.
Completata nel 1997, la riqualificazione ha restituito a Episcopia non solo un monumento, ma un simbolo identitario, riconsegnato alla collettività anche grazie all'impegno del Comune e della Parrocchia.
Un luogo di spirito e memoria.
Dedicata a San Antonio di Padova, figura centrale della devozione popolare italiana, la chiesa ha rappresentato per secoli un centro di vita monastica e spirituale, di predicazione e accoglienza.
Luogo di silenzio e preghiera, ma anche di arte e cultura, il convento è stato un rifugio dell’anima, un faro per la comunità di Episcopia.
Ancora oggi, durante la festa di Sant’Antonio, la chiesa si riempie di fede e memoria, dimostrando che la spiritualità sopravvive al tempo, così come la pietra conserva l’impronta degli uomini e dei secoli.
Rigore francescano e barocco lucano.
Il Convento di Sant’Antonio di Episcopia è una straordinaria testimonianza di come la sobrietà francescana e la vitalità del barocco meridionale possano coesistere in un dialogo armonico.
La sua storia, intrecciata con quella del borgo, ci parla non solo di architettura e restauri, ma di una comunità che ha scelto di custodire il proprio passato per costruire un futuro radicato nella bellezza e nella fede.