La Chiesa Madre di Episcopia: pietra sacra e memoria della comunità.
Nel cuore antico del borgo lucano di Episcopia, sotto lo sguardo severo del castello che domina la valle, sorge la Chiesa Matrice, intitolata a San Nicola di Bari.
Edificata nel XVI secolo, nel rione storico di Piediterra, essa non è solo il principale edificio di culto del paese, ma anche testimone architettonico e spirituale di una comunità che attraverso i secoli ha espresso qui la propria fede, la propria arte e la propria identità.
Architettura e stratificazione storica.
Costruita attorno al 1555 – come testimonia l’iscrizione epigrafica interna – la chiesa presenta una facciata sobria, coerente con le forme rinascimentali che prediligono equilibrio e semplicità.
L’interno, a navata unica, è articolato in cappelle laterali, un presbiterio rialzato, volte affrescate e stucchi decorativi.
Nel corso dei secoli la chiesa è stata più volte ampliata e abbellita, in particolare nel XVIII e XIX secolo.
La presenza di altari lignei, affreschi settecenteschi, e opere di devozione popolare ne testimoniano la costante vitalità liturgica e artistica.
Capolavori d’arte sacra.
Tra le opere più significative:
- La tela dell’Annunciazione del XVI secolo, un esempio di pittura sacra rinascimentale con attenzione alla composizione, al dettaglio e alla prospettiva;
- La scultura marmorea di San Nicola, santo patrono, posta nell’abside, raffigurato con pastorale e mitra, simboli episcopali: un’opera rara nel panorama lucano;
- Il grande crocifisso ligneo del XVI secolo sull’altare maggiore;
- La tela della Madonna della Misericordia (1774), opera firmata R. D’A. Vitale;
- La Madonna col Bambino, sempre del XVIII secolo, con angeli, Santa Lucia e un santo ignoto.
Maestosa è anche la Cappella della Madonna del Piano, edificata nel 1855 grazie all’Arciprete Lo Fiego.
All’interno si conservano:
- Un affresco della Vergine con il Bambino, con sfondo paesaggistico della campagna di Santa Maria;
- La statua lignea della Madonna del Piano, databile tra il XV e il XVI secolo;
- L’altare maggiore del cappellone, realizzato nel 1890, arricchito da stucchi barocchi, puttini alati e nicchie con reliquie.
Memorie nobiliari e sepolture illustri.
La chiesa ospita sepolture e memorie delle principali famiglie nobiliari locali:
- Niccolò Della Porta, marchese di Episcopia, qui tumulato nel 1695;
- Giuseppe e Pietro De Salvo, tra i maggiori proprietari terrieri post-feudali, con epitaffi e iscrizioni danneggiate da atti vandalici ottocenteschi;
- Amalia Grezzia Virgallito, commemorata in una toccante lapide in marmo, morta di puerperio nel 1847.
Devozione e riforma liturgica.
Il culto di San Nicola di Bari è rimasto al centro della vita religiosa di Episcopia, celebrato con particolare solennità e affetto.
L’intervento di restauro del 2011 ha riportato alla luce il prezioso altare barocco settecentesco della navata sinistra, ornato da simboli della passione e da un grande tabernacolo in marmo policromo.
La chiesa fu rimaneggiata anche negli anni ’60, a seguito del Concilio Vaticano II: venne modificata la disposizione dell’altare maggiore per permettere la celebrazione "versus populum", e alcuni altari laterali furono rimossi, lasciando però le tele in loco.
Un dettaglio raro: la Croce delle Indulgenze.
Particolarmente interessante è la Croce delle Indulgenze murata sull’acquasantiera: un medaglione bronzeo con iscrizione latina concesso da Papa Leone XIII nel 1901.
Chi la baciava e recitava il Padre Nostro riceveva 200 giorni di indulgenza.
È un segno tangibile della spiritualità del tempo e del desiderio della Chiesa di incentivare la devozione anche attraverso la grazia plenaria.
Pietra d’identità, sacrario di memoria.
La Chiesa Madre di Episcopia è molto più che un edificio sacro: è uno spazio vivo di fede, arte e memoria collettiva.
Nelle sue pareti si leggono la storia del borgo, le ambizioni nobiliari, la devozione popolare, le ferite della storia e le rinascite spirituali.
Come ogni chiesa madre, essa è custode della comunità, scrigno di identità religiosa e testimone della trasformazione di una civiltà rurale che ha saputo conservare, attraverso la liturgia e l’arte, il senso profondo del sacro.